Museo Stefano Bardini. Materiale musicale
Conservatore
Museo Stefano Bardini
Bardini Stefano
Metodo di acquisizione
Lascito
Storia del fondo
La collezione dell'attuale Museo fu donato alla Città di Firenze da Stefano Bardini (1836-1922), che allestì una prestigiosa galleria antiquaria nel complesso architettonico di San Gregorio della Pace, trasformato in un imponente palazzo neo-rinascimentale. La vasta collezione è costituita da opere d'arte e manufatti antichi che vanno dall'epoca romana al Settecento, comprendenti capolavori di pittura e scultura e numerose pregevoli opere di arti minori: ceramiche, medaglie, bronzetti, tappeti orientali, armi antiche e strumenti musicali. È presente un archivio documentario ma non del materiale musicale ad eccezione di un unico manoscritto del XVI secolo di cui non si conosce nè la provenienza nè la modalità di entrata nella collezione bardiniana.
Ambito disciplinare
Musica
Alimentazione del fondo
Chiuso
Indicizzazione del fondo
Non esiste catalogo né inventario.
Accessibilità del fondo
Consultabile tramite appuntamento
Tipologia
Il Museo conserva una collezione di 29 strumenti musicali di provenienza europea. Gli strumenti (tra gli altri serpentoni, ghironde, liuti, liutini, mandolini, databili tra il XVI e il XVIII secolo), quasi tutti coinvolti nell'alluvione del 1966, sono stati restaurati tra il 1967 e il 1969 e attualmente sono in attesa di una nuova collocazione nelle sale espositive del museo.
Insieme ad essi è presente un manoscritto del XVI secolo contenente intavolature per strumenti a tastiera di 82 madrigali, mottetti e canzoni. Il codice musicale (uno studio di Craig Monson (1990) è consultabile su Jstore) si presenta in formato oblungo, di dimensioni 23,5 x 16,7 cm, ed è inventariato come MS 967. La presenza di parole, anche se non dell'intero testo, fa pensare che possa essere stato utilizzato per accompagnamento di una o più voci. Non sono riportate attribuzioni e solo qualche intestazione dei brani in esso contenuti; tramite il confronto con stampe dell'epoca è stato però possibile risalire alla maggior parte dei loro titoli: ad es. Ogni loco mi porge doglia di Palestrina, Foll'è pur il desio di Corteccia, Deh porgi la mano di Ruffo, L'alouette di Janequin, Di quei bei lumi di De Rore, l'autore più rappresentato. I brani presenti all'interno della raccolta sono databili al 1550 circa e rendono il manoscritto uno dei più importanti e ricchi esemplari della musica rinascimentale italiana per strumenti a tastiera, fondamentale anche per la ricostruzione di alcuni bassi di accompagnamento che, nelle edizioni a stampa di alcuni brani, sono andati perduti.
Le decorazioni sulla legatura in pelle lo connettono alla figura della bolognese Elena Malvezzi, che probabilmente copiò i brani da stampe dell'epoca. Risulta quindi essere un saggio sulla musica diffusa a Bologna intorno al 1560.
Genere
Strumentale
Consistenza materiale principale
Manoscritti musicali: 1
Consistenza materiale secondaria
Strumenti musicali: 29
Datazione del materiale
1501-1600
Caratteristiche fisiche
Il manoscritto si presenta con una legatura originale in cuoio con decorazioni dorate e riporta sul piatto anteriore lo stemma della famiglia Malvezzi e sul recto il nome S[uor] LENA MALVECIA.
Identificazione
Presenta un numero di inventario o collocazione MS 967.
Stato di conservazione
Buono
Ambiente di conservazione
Sia gli strumenti musicali che il manoscritto musicale sono conservati nel deposito del museo.
Bibliografia
Data ultima modifica
21.04.2021
Fonte compilazione
sopralluogo ottobre 2020
Museo Stefano Bardini
Indirizzo: Via dei renai, 37
CAP: 50125
Comune: Firenze
Provincia: FI
Regione: TOSCANA
Telefono: 055 2342427
http://museicivicifiorentini.comune.fi.it/en/bardini/index.html
info@musefirenze.it
ProduttoreCAP: 50125
Comune: Firenze
Provincia: FI
Regione: TOSCANA
Telefono: 055 2342427
http://museicivicifiorentini.comune.fi.it/en/bardini/index.html
info@musefirenze.it
Bardini Stefano
Estremi cronologici: 13 maggio 1836 - 12 settembre 1922
Cenni biografici: Stefano Bardini è stato un collezionista d'arte fiorentino. A diciotto anni venne mandato a Firenze a studiare pittura all'Accademia delle Belle Arti, dove fu allievo del Bezzuoli, poi, dopo la morte di quest'ultimo, del Servolini. In questo periodo di formazione giovanile frequentò il Caffè Michelangiolo ed entrò a far parte dei macchiaioli, ma la sua produzione pittorica, di cui resta solo un affresco nella Villa di Triboli all'Impruneta (La Francia che soccorre l'Italia), non è testimonianza di questa sua frequentazione.
Dopo aver tentato la carriera di pittore, s'inserì nel mercato dell'antiquariato, a quel tempo molto fiorente e in poco tempo ne diventò il principale attore. I suoi clienti erano musei famosi (ad esempio il Kaiser-Friedrich-Museum di Berlino o il Victoria and Albert Museum di Londra), insieme a collezionisti privati.
Durante la sua vita riuscì ad allestire una collezione a Firenze nel Palazzo di piazza de' Mozzi, che ora porta il suo nome, che lasciò alla città di Firenze dopo la sua morte, avvenuta nel settembre del 1922.
Note e bibliografia:
Cenni biografici: Stefano Bardini è stato un collezionista d'arte fiorentino. A diciotto anni venne mandato a Firenze a studiare pittura all'Accademia delle Belle Arti, dove fu allievo del Bezzuoli, poi, dopo la morte di quest'ultimo, del Servolini. In questo periodo di formazione giovanile frequentò il Caffè Michelangiolo ed entrò a far parte dei macchiaioli, ma la sua produzione pittorica, di cui resta solo un affresco nella Villa di Triboli all'Impruneta (La Francia che soccorre l'Italia), non è testimonianza di questa sua frequentazione.
Dopo aver tentato la carriera di pittore, s'inserì nel mercato dell'antiquariato, a quel tempo molto fiorente e in poco tempo ne diventò il principale attore. I suoi clienti erano musei famosi (ad esempio il Kaiser-Friedrich-Museum di Berlino o il Victoria and Albert Museum di Londra), insieme a collezionisti privati.
Durante la sua vita riuscì ad allestire una collezione a Firenze nel Palazzo di piazza de' Mozzi, che ora porta il suo nome, che lasciò alla città di Firenze dopo la sua morte, avvenuta nel settembre del 1922.
Note e bibliografia:
- L'eredità di Stefano Bardini a Firenze : le opere d'arte, la villa e il giardino / a cura di Antonio Paolucci; testi di Antonio Paolucci, Maria Chiara Pozzana, Emanuele Barletti. Firenze : Mandragora, 2019.
Metodo di acquisizione
Lascito
Storia del fondo
La collezione dell'attuale Museo fu donato alla Città di Firenze da Stefano Bardini (1836-1922), che allestì una prestigiosa galleria antiquaria nel complesso architettonico di San Gregorio della Pace, trasformato in un imponente palazzo neo-rinascimentale. La vasta collezione è costituita da opere d'arte e manufatti antichi che vanno dall'epoca romana al Settecento, comprendenti capolavori di pittura e scultura e numerose pregevoli opere di arti minori: ceramiche, medaglie, bronzetti, tappeti orientali, armi antiche e strumenti musicali. È presente un archivio documentario ma non del materiale musicale ad eccezione di un unico manoscritto del XVI secolo di cui non si conosce nè la provenienza nè la modalità di entrata nella collezione bardiniana.
Ambito disciplinare
Musica
Alimentazione del fondo
Chiuso
Indicizzazione del fondo
Non esiste catalogo né inventario.
Accessibilità del fondo
Consultabile tramite appuntamento
Tipologia
Il Museo conserva una collezione di 29 strumenti musicali di provenienza europea. Gli strumenti (tra gli altri serpentoni, ghironde, liuti, liutini, mandolini, databili tra il XVI e il XVIII secolo), quasi tutti coinvolti nell'alluvione del 1966, sono stati restaurati tra il 1967 e il 1969 e attualmente sono in attesa di una nuova collocazione nelle sale espositive del museo.
Insieme ad essi è presente un manoscritto del XVI secolo contenente intavolature per strumenti a tastiera di 82 madrigali, mottetti e canzoni. Il codice musicale (uno studio di Craig Monson (1990) è consultabile su Jstore) si presenta in formato oblungo, di dimensioni 23,5 x 16,7 cm, ed è inventariato come MS 967. La presenza di parole, anche se non dell'intero testo, fa pensare che possa essere stato utilizzato per accompagnamento di una o più voci. Non sono riportate attribuzioni e solo qualche intestazione dei brani in esso contenuti; tramite il confronto con stampe dell'epoca è stato però possibile risalire alla maggior parte dei loro titoli: ad es. Ogni loco mi porge doglia di Palestrina, Foll'è pur il desio di Corteccia, Deh porgi la mano di Ruffo, L'alouette di Janequin, Di quei bei lumi di De Rore, l'autore più rappresentato. I brani presenti all'interno della raccolta sono databili al 1550 circa e rendono il manoscritto uno dei più importanti e ricchi esemplari della musica rinascimentale italiana per strumenti a tastiera, fondamentale anche per la ricostruzione di alcuni bassi di accompagnamento che, nelle edizioni a stampa di alcuni brani, sono andati perduti.
Le decorazioni sulla legatura in pelle lo connettono alla figura della bolognese Elena Malvezzi, che probabilmente copiò i brani da stampe dell'epoca. Risulta quindi essere un saggio sulla musica diffusa a Bologna intorno al 1560.
Genere
Strumentale
Consistenza materiale principale
Manoscritti musicali: 1
Consistenza materiale secondaria
Strumenti musicali: 29
Datazione del materiale
1501-1600
Caratteristiche fisiche
Il manoscritto si presenta con una legatura originale in cuoio con decorazioni dorate e riporta sul piatto anteriore lo stemma della famiglia Malvezzi e sul recto il nome S[uor] LENA MALVECIA.
Identificazione
Presenta un numero di inventario o collocazione MS 967.
Stato di conservazione
Buono
Ambiente di conservazione
Sia gli strumenti musicali che il manoscritto musicale sono conservati nel deposito del museo.
Bibliografia
- Elena Malvezzi’s Keyboard Manuscripts: a New Sixteenth-Century Source / Craig Monson. In EMH, IX (1990), pp. 73-128. Cambridge : Cambridge University Press, 1990.
- Accesso con login sul sito dell’università.
- Le collezioni di strumenti musicali nei Musei Stibbert e Bardini di Firenze / John Henry van der Meer. In Informazione organistica: bollettino della Fondazione accademia di musica italiana per organo di Pistoia, XVI (2004). Pp. 51-68.
- Instrumentalists and Renaissance Culture, 1420–1600: Players of Function and Fantasy / Coelho Victor, Polk Keith. Cambridge : Cambridge University Press, 2016.
Data ultima modifica
21.04.2021
Fonte compilazione
sopralluogo ottobre 2020
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