Vi presentiamo un breve report sulla Giornata di studio La biblioteconomia musicale nell’era digitale tra specializzazione e servizi di pubblica lettura organizzata dalla Fondazione Levi a Venezia, Palazzo Giustinian-Lolin, lo scorso 1 e 2 dicembre 2014 (Atti del Convegno in preparazione).
Qualche settimana fa abbiamo pubblicato, sempre tra i nostri approfondimenti, la relazione di Anna Maria Tammaro sulle giornate lucchesi e l’intenzione è quella di raccogliere le riflessioni scientifiche e professionali che stanno animando il mondo delle biblioteche e degli archivi musicali in Italia: di fronte agli stimoli dati dall’uso delle nuove tecnologie applicate alla documentazione musicale e alle diverse esigenze degli utenti e della ricerca scientifica ci troviamo inevitabilmente di fronte ad un rinnovamento del profilo professionale del bibliotecario e dell’archivista.
In questa ottica emerge la necessità di integrare operativamente le specifiche conoscenze, competenze e abilità professionali formatesi all’interno delle discipline biblioteconomiche, archivistiche e musicologiche, creando team di lavoro sinergici basati su obiettivi condivisi dedicato allo studio, la gestione e la valorizzazione dell’intero patrimonio documentario musicale, superando i paletti dati dalla tradizione archivistica versus biblioteconomica.
S.G.
Relazione sulla Giornata di studio
La biblioteconomia musicale nell’era digitale tra specializzazione e servizi di pubblica lettura.
Venezia, Palazzo Giustinian-Lolin, 1-2 dicembre 2014
Il convegno, articolato in cinque sessioni e un tavola rotonda finale, ha visto la partecipazione di settanta specialisti provenienti dalle più importanti istituzioni bibliotecarie italiane (fra le quali: Biblioteca nazionale Universitaria di Torino, Biblioteca del conservatorio di Torino, Biblioteca del Conservatorio di Milano, Biblioteca nazionale Braidense, Biblioteca Marciana di Venezia, Biblioteca Vaticana, Biblioteca nazionale di Firenze, Biblioteca del conservatorio di Padova, Biblioteca del conservatorio di Parma, Biblioteca del conservatorio di Trieste, Biblioteca del conservatorio di Venezia, Biblioteca del conservatorio di Castelfranco, Istituto nazionale di Studi Verdiani di Parma, Biblioteca dell’Università di Udine, ecc.) e straniere (Bibliothèque Nationale de France, British Library, Londra).
La prima sessione, La nuova biblioteca, ha affrontato criticamente il rapporto fra biblioteca (la conoscenza ‘concreta’) e bibliografia (la conoscenza ‘ideale’) nel contesto digitale e il rapporto fra lettore e patrimonio librario/documentale, che prospetta nuovi parametri di consultazione e nuovi parametri nel profilo professionale dei bibliotecari (A.M. Caproni). Si è poi discusso della concezione della biblioteca nell’ottica della gift economy, nella quale il libro, il file conservato e messo a disposizione da una biblioteca supera la distinzione tra valore di scambio e valore d’uso per giungere a costituire un valore di legame; è stata sottolineata l’importanza di esperienze significative delle online community e delle comunità di pratica che vivono intorno e attraverso software come Koha, Evergreen, e soprattutto Emilda, Gnuteca, oBiblio, software open di gestione delle biblioteche (A. Cossetta). Si è esposto poi il tema della biblioteca fra forma fisica e forma digitale: l’immaterialità delle informazioni, il problema della loro conservazione e della loro diffusione non sono riconducibili a paradigmi nella forma reale dell’edificio; sulla scorta di numerosi esempi si è dimostrato che i tentativi di dare risposta al problema tipologico non sono ancora riusciti a garantire la realizzazione di uno spazio armonico dell’architettura, analogo alle tradizionali sale di studio, in cui sviluppare i ‘pensieri’ (A.G. Broletti).
Nella seconda sessione (I nuovi compiti della biblioteca), è stato messo in rilievo come le tecnologie moderne consentano una condivisione di risorse sia specialistiche che materiali, collegando esperti di diverse discipline; concetti di origine scientifica, come l’analisi di big-data, sono stati recepiti dagli studi umanistici e, applicati a materiali digitalizzati da formati tradizionali, hanno portato a risultati trasformazionali, come hanno dimostrato gli esempi relativi a progetti di cui il Regno Unito è uno dei partecipanti (R. Chessser). Si è poi parlato del crescente ruolo dei privati nella valorizzazione dei beni culturali, ed è stata presentata una panoramica delle forme ibride di management, che hanno evidenziato le opportunità e le criticità derivanti dalle sinergie tra pubblica amministrazione e mondo dell’impresa nel settore degli archivi e delle biblioteche (P. L. Ledda). Sono stati presentati progetti di digitalizzazione, fra i quali si segnala quello relativo ai fondi musicali operistici nelle biblioteche dell’aristocrazia romana (Panphilij e Massimo) e in collegamento attraverso Kallisto con il Rism (M. Engehardt).
Nella terza sessione (Nuovi orizzonti) si è discusso dell’adattamento dei cataloghi e delle biblioteche all’ambiente digitale, che ha luogo sulla strada aperta dall’Opac, i cui dati sono accessibili agli utenti sul web e sta portando a modificare radicalmente la struttura dell’informazione bibliografica, che segue il modello Frbr, per creare una rete di dati più intuitivi; si è sottolineata l’opportunità di aprire i dati del catalogo, con l’uso di Rdf ele tecnologie del web semantico e adottando licenze aperte; il catalogo ne può venir arricchito con contributi creati dagli utenti o provenienti da siti web selezionati (F. Leresche). Sono state considerate le nuove tendenze per superare le problematiche non ancora risolte in relazione a Frbr per quanto concerne documenti e materiali musicali, i problemi linguistici e concettuali, l’evoluzione dei formati più diffusi (Marc21 e Unimarc) in Italia e all’estero (M. Gentili Tedeschi). La sessione si è conclusa con un intervento sull’editoria digitale, in particolare del settore musicale e in rapporto alla multimedialità; problemi affrontati: sostenibilità, nuove competenze, marcatura delle risorse e preservazione digitale (A. M. Tammaro).
La quarta sessione (Le nuove competenze degli operatori) è stata dedicata alla professione del bibliotecario musicale, di cui sono state messe in evidenza le necessarie conoscenze, competenze e abilità; si sono analizzate le dinamiche tra la figura base del bibliotecario e le specializzazioni orizzontale e verticale, ripercorrendo l’iter di costituzione della Norma Uni e con l’analisi di documenti prodotti da associazioni di bibliotecari (E. Manenti). Tra le abilità più importanti è il reference, diretto a utenti provenienti dal mondo dei conservatori e dell’università, ma anche dei dilettanti e degli amatori, una platea estremamente diversificata che presuppone una preparazione specifica molto solida (L. Sirch). La diversificazione del pubblico è stato oggetto dell’ultima relazione: ormai il pubblico della biblioteca interagisce per lo più da remoto ed ha esigenze del tutto nuove, che rendono indispensabile il ricorso alle tecnologie oggi disponibili – archivi digitali, nuovi Opac basati su linked data e web semantico (S. Campagnolo).
Le discussioni succedute agli interventi hanno dimostrato, in tutte le sessioni, l’attenzione e la competenza del pubblico presente, l’attualità e l’interesse dei temi proposti e la capacità dei relatori di chiarirli e approfondirli.
La giornata di studio si è conclusa con una tavola rotonda (Dalla teoria alla prassi) cui hanno partecipato, oltre a tutti i relatori, docenti di biblioteconomia (A. Colturato), bibliotecari di biblioteche pubbliche (G. Dequal), private (C. Canella) e di conservatorio (A. Martani); anche il il pubblico vi ha preso attivamente parte. Sono state definite alcune possibili strategie e metodologie attuabili nell’immediato e in prospettiva.
Luisa Zanoncelli